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DIVINAMENTE COMMEDIA: UNO SPETTACOLO PER “PENSARCI AL PLURALE”

"Divinamente Commedia": uno spettacolo per pensarci al plurale - Foto del sig. Pino Manocchio

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UNO SPETTACOLO PER “PENSARCI AL PLURALE”

Scandita e articolata in un coloratissimo susseguirsi di scene e personaggi, la “Commedia” di Dante prende vita all’Auditorium “Unità d’Italia” grazie al lavoro di docenti e alunni dell’Istituto “Molise Altissimo” di Carovilli che, nell’ambito di un progetto promosso dalla Dirigente scolastica Maria Rosaria Vecchiarelli, si sono messi alla prova in un lungo e complesso lavoro di concertazione, animato dalla volontà di armonizzare i diversi plessi di un Istituto comprensivo strutturalmente molto frammentato.

Schivando le mille trappole che il soggetto dantesco comporta, sullo spazio scenico si assiste ad un piccolo miracolo … declinato al plurale: in un andirivieni di personaggi e vicende, segnato dal confluire di svariati linguaggi espressivi (musica, parole, danza, arti figurative), lo spettacolo messo in scena dagli alunni dei plessi di Carovilli, Capracotta, Miranda e Pesche è un viaggio dissacrante nell’universo dantesco, riletto attraverso le mille inquietudini dell’uomo contemporaneo.

La rappresentazione diventa così incontro e fusione di opposti: non diversamente dall’opera a cui si ispira, che linguisticamente mescola l’alto e il basso, la concretezza e la spiritualità, nella sceneggiatura di Angelo De Biasio umorismo e leggerezza consentono di rappresentare la realtà del nostro tempo, e di interrogarsi su sistemi socio-economici e stili di vita sempre più in bilico.

Così, gli incontri che un disincantato Dante compie nell’oltretomba, insieme a uno sgangheratissimo Pulcinella, esplorano le linee di frattura del presente.

E sui problemi angosciosi del Trecento, epoca dominata da lotte per il potere, guerre, pestilenze, si allunga l’ombra inquietante dei drammi di oggi: lavoro sfruttato, diritti fragili, un’umanità sempre più inglobata dalla tecnologia; i nuovi scenari esistenziali degli anni del Covid; la violenza, fisica e psicologica sulle donne; la diversità del Minotauro, stigmatizzata e respinta ai margini; il vuoto di certezze in cui sono confinati i giovani d’oggi; un maschilismo imperante, evocato in molti episodi, che trova il suo necessario controcanto nel monologo di Pia dei Tolomei, uccisa dal marito, che annulla di colpo tutti i cliché della discriminazione di genere; un edonismo superficiale che impedisce di amare il corpo, sede dell’anima, cosi com’è, mentre esalta la bellezza standardizzata e ritoccata dei social.

Lo spettacolo è un lungo, emozionante viaggio, ricchissimo di spunti di riflessione e di trovate divertenti, intorno al quale si addensano idee, emozioni, domande. E’ un invito a capire quel che resta dell’uomo nell’epoca delle macchine e dell’intelligenza artificiale, a salvaguardare dignità e libertà in un mondo dominato da poteri oppressivi; ed è, infine, un’esortazione a valorizzare una mente, quella umana, spesso in bilico tra delirio di onnipotenza e stupidità.

Dai tanti episodi rappresentati, emerge alla fine un interrogativo: si può essere spettatori delle tante miserie umane senza reagire?

La risposta, lasciata in questo spettacolo ai beati del Paradiso, è una sola: e consiste nel rifiuto di ogni ingiustizia, nella cura gelosa della democrazia, nel progredire dei diritti, nella lotta alle disuguaglianze; ma soprattutto risiede nella capacità di pensarsi al plurale, rifuggendo l’individualismo esasperato e sentendosi invece parte di una collettività.

L’allestimento dello spettacolo, i cui protagonisti indiscussi sono stati gli alunni della scuola secondaria dell’intero Istituto e i bambini della classe V della scuola primaria di Carovilli, è l’esempio della ricchezza, di significati e di prospettive, che la condivisione di un progetto comune può garantire; e che miracolosamente prende forma attraverso il corpo, la voce e le emozioni degli attori.